Aree di intervento

Intervento Educativo - Riabilitativo

Gli interventi educativi pedagogici sono attuati attraverso l’impostazione di processi che, tenendo in considerazione le condizioni cliniche di base, possano agevolare la persona nel raggiungimento di miglioramenti relativi alle autonomie personali ed alle competenze adattive, con conseguente miglioramento della qualità di vita.
“Accompagnare” i familiari ed il bambino nel difficile percorso di accettazione della patologia, ma soprattutto di attenzione alla persona in quanto tale, riconoscendo in ciascuno il diritto ad una vita migliore.
La positiva accoglienza del soggetto e una relazione autentica, sostenuta da empatia e comunicazione, sono i fondamenti del rapporto educativo del nostro centro.

ABA   (Applied Behavior Analysis)

L’ Analisi del Comportamento può essere definita come la scienza che ha come oggetto lo studio delle interazioni psicologiche tra individuo e ambiente e come metodo quello scientifico proprio delle scienze naturali.

Essa comprende tre branche principali:

1. il comportamentismo (come filosofia della scienza)

2. l'analisi sperimentale del comportamento ( la ricerca)

3. l'analisi comportamentale applicata

Quest’ultima è l’area finalizzata ad applicare i dati che derivano dall’analisi del comportamento per comprendere e migliorare le relazioni che intercorrono fra determinati comportamenti e le condizioni esterne. Essa adempie a diverse funzioni fra cui quelle di descrivere le interazioni che avvengono fra organismo e ambiente, spiegare come tali interazioni avvengono, prevederne le caratteristiche e la probabilità futura di comparsa, influenzarne la forma, la frequenza e la funzione ecc.

Una caratteristica fondamentale dell’ABA è quella di essere evidence-based. Un esperto di analisi del comportamento adotta esclusivamente procedure che le ricerche in ambito scientifico hanno dimostrato essere efficaci applicandole con rigore scientifico ed effettuando un costante monitoraggio dei risultati raggiunti. Viene attribuita un’importanza fondamentale al rigore scientifico e metodologico.

L’attenzione dell’ABA è rivolta ai comportamenti socialmente significativi (abilità scolastiche, sociali, comunicative, adattive), questo la rende adatta a essere applicata a qualsiasi ambito di intervento e non, come comunemente (e erroneamente) si pensa, solo all’autismo. Sicuramente, proprio grazie al rigore scientifico e metodologico che la caratterizzano, ha ottenuto tantissimi successi nell’ambito della disabilità in generale e dell’autismo in particolare, per cui viene ampiamente adottata e applicata in tali settori.

 

PECS (Picture Exchange Communication System)

La comunicazione viene definita in ambito psicologico come uno scambio interattivo fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali secondo la cultura di riferimento. La comunicazione permette alle persone di determinare la propria personalità e di instaurare interazioni, con importanti conseguenze nella capacità sociale e nell’efficacia delle azioni della propria vita quotidiana.

Molti bambini disabili, in particolar modo i soggetti autistici, hanno difficoltà a interagire e a comunicare, non posseggono linguaggio vocale oppure esso è ridotto e poco comprensibile. La loro modalità di comunicazione risulta inefficace, i bambini tendono a isolarsi o a mettere in atto una serie di comportamenti (spesso non socialmente accettabili) per raggiungere l’oggetto del loro desiderio o, qualora non riescano a soddisfarlo, per manifestare la loro frustrazione.

Il metodo PECS permette di fornire uno strumento di comunicazione sociale che ha il vantaggio di incoraggiare l’interazione funzionale con l’altro attraverso modalità comportamentali adeguate, promuovendo la spontaneità e l’iniziativa del bambino.

Il percorso di apprendimento è suddiviso in 6 fasi: nelle prime 2 il bambino impara a scambiare le tessere e a ricercare l’interlocutore; successivamente impara a discriminare i simboli fino ad arrivare a costruire una frase sempre più articolata di richiesta o commento.

Attraverso l’esperienza di questi anni abbiamo rivisitato le modalità di intervento, spostando il setting terapeutico da un contesto individualizzato a uno di gruppo, proponendo un simultaneo insegnamento del metodo a diversi bambini che frequentano una stessa classe. Insegnare a comunicare in modo funzionale durante tutta la giornata scolastica, e negli ambienti frequentati quotidianamente dal bambino, favorisce sensibilmente la successiva generalizzazione del metodo anche negli ambienti extra-scolastici con diversi interlocutori.

Il contesto di gruppo risulta essere particolarmente favorevole all’apprendimento grazie alla presenza dei pari come modelli di imitazione.

 

TEACCH (Treatment and Education of Autistic and related Communication Handicapped Children)

 Teacch è un’organizzazione di servizi su base statale, creata nello Stato americano della Carolina del Nord, all’interno dell’Università, da Eric Schopler e dai suoi collaboratori circa 30 anni fa. Offre servizi alle persone con autismo e alle loro famiglie, formazione e consulenza nelle scuole. I servizi Teacch continuano poi anche per le età successive, rispondendo anche a necessità di abitazione e lavoro per persone autistiche adulte.

Dunque, Teacch non è un metodo, né un tipo di trattamento per bambini, ma un servizio integrato di interventi.

I modi e gli strumenti metodologici si modificano in base all’esperienza e alle idee dei genitori e degli operatori.

Un programma Teacch ben congegnato si svolgerà in tutti gli ambiti significativi di vita del bambino, casa, scuola, ambulatorio; sarà composto all’80 per cento di compiti valutati al test come “riusciti”, cioè già presenti nel repertorio dei bambini, dei quali si promuove l’uso indipendente, al 20 per cento di insegnamento di nuove abilità che risultano “emergenti”. Compiti semplici, necessari, utili nelle aree fondamentali dell’autonomia, della comunicazione, del lavoro, del tempo libero.

Lo spazio fisico deve essere progettato per aiutare il bambino a capire dove si svolgono determinate attività: uno schema della giornata va definito e comunicato adeguatamente al bambino con mezzi adatti alla sua comprensione. Questi mezzi sono spesso visivi, come sequenze di fotografie o disegni, spesso visivo-tattili, come sequenze di oggetti, a volte parole scritte o agende.

Questa metodologia permette di gestire i cosiddetti “comportamenti-problema”, che disturbano e preoccupano le persone intorno a lui. Buona parte di questi problemi nascono dalla confusione che l’ambiente presenta per il bambino autistico, ma sono ridotti quando il bambino incontra un ambiente organizzato secondo i principi dell’educazione strutturata.

 

DIR (Developmental Individual Differences Relationship)

Il “Modello DIR” rappresenta un approccio nel trattamento di riabilitazione dei bambini con severi disordini nella relazione e nella comunicazione.

Il Modello DIR, creato da Stanley Greenspan e Serena Wieder (Washington DC, 1997) è un modello che tiene in conto le differenze individuali nel modo in cui ogni bambino riceve informazioni che vengono dal mondo, come le elabora e come dà una risposta, elementi chiave per la costruzione di pattern per il rapporto con l’esterno e il rapporto con le persone. Si tratta anche di un modello centrato sulla creazione di relazioni emotive significative come promotori di sviluppo e d’apprendimento veri.

Il Modello DIR si basa su un’attenta osservazione dell’interesse naturale del bambino, delle sue motivazioni e del suo peculiare modo di interagire con l’esterno per consentire all’operatore di entrare nel suo mondo e, pian piano, portarlo verso un universo di condivisione. Questo è impossibile se non si conosce il profilo individuale di ciascun bambino. Per questo si lascia la generalità per entrare nel mondo d’ogni singolo paziente, elaborando un intervento “su misura”, in accordo col profilo individuale di quel bambino.

 Il DIR propone un modello di sviluppo sano per ogni bambino, relativo alle diverse capacità che dovrebbe maturare nell’arco della vita, fondamentali per la piena espressione dell’intelligenza, dell’affettività e della socialità. Tali capacità sarebbero deficitarie o assenti nei bambini con gravi disordini nella relazione e nella comunicazione.

Il Modello DIR, facendo riferimento ai risultati delle più recenti ricerche, propone un intervento intensivo, sistematico, allargato e che coinvolge tutti i settings della vita di un bambino. Tiene conto del fatto che per raggiungere la riabilitazione non è sufficiente “un’ora di psicomotricità” o “due ore di logopedia”, perché la complessità del disturbo implica un programma allargato di riabilitazione.

Questo modello d’intervento coinvolge le famiglie e la scuola: insieme puntano a sviluppare determinate capacità funzionali, ristrette o assenti nel bambino con autismo e disturbi dello sviluppo.


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