31 marzo 2017

Autismo e cammino sulle punte dei piedi: da Villa Santa Maria una ricerca che aiuta a comprendere e correggere questo stigma sociale

“Cammina sulle punte; deve essere un bambino autistico”. Questo è quanto la maggior parte delle persone pensa vedendo un bambino affetto dal cosiddetto “Toe walking” o “Tip-toe behaviour” per dirla all’anglosassone. Circa il 30% dei soggetti autistici ne è affetto. Oltre ad essere un grave stigma sociale, questo disturbo, la cui origine fino ad ora era piuttosto misteriosa, incide profondamente sull’autonomia e sull’equilibrio e alla lunga causa una retrazione irreversibile del tendine di Achille, che porta inevitabilmente ad un intervento chirurgico per la sua risoluzione.

A questo capitolo dell’autismo Villa Santa Maria ha portato il suo contributo. Anzi, più di uno, con studi sistematici su 70 casi seguiti presso l’istituto effettuati dall’equipe di fisioterapisti guidata dal dottor Giulio Valagussa. Ora questo contributo è in corso di pubblicazione su Autism Research, la rivista scientifica più prestigiosa a livello mondiale per il settore del disturbo di spettro autistico come impact factor.

In particolare, la lacuna metodologica sino ad ora presente in letteratura per classificare e misurare questo fenomeno è stata colmata  grazie all’osservazione strutturata del comportamento dei bambini autistici presenti nel Centro. È stato così possibile evidenziare la presenza di tre modalità di gravità crescente con cui questo comportamento sembra manifestarsi: presente solo nella corsa, presente nel cammino e nella corsa, presente nella stazione eretta, nel cammino e nella corsa.

Da qui la proposta di introdurre il termine di “comportamento sulle punte” più che solo di cammino sulle punte. Inoltre, incrociando i dati acquisiti con quelli relativi al linguaggio, è stata trovata una relazione significativa tra il comportamento in punta e le difficoltà di linguaggio presenti nei soggetti autistici. Oltre ad aver proposto una nuova classificazione, grazie ad un test standardizzato per quantificare il “comportamento in punta” durante il mantenimento della stazione eretta e il cammino, i ricercatori di Villa Santa Maria hanno avuto l’acume di dimostrare che il fenomeno dipende per gran parte dalla superficie di appoggio, che se morbida riduce moltissimo il comportamento in punta.

l comportamento sulle punte sarebbe quindi una delle espressioni di una diatesi sensoriale in cui il sistema nervoso centrale non è in grado di filtrare le stimolazioni periferiche (in questo caso di tipo propriocettivo), che risultano fastidiose. Stare sulle punte riduce la superficie di appoggio e quindi l’intensità sensoriale, diventando un modo di difesa involontario messo in atto dal cervello del bambino. Da qui la proposta di una soluzione tecnologica da applicare alla calzatura, attualmente sotto domanda di brevetto, che potrebbe rivelarsi una vera e propria terapia a lungo termine per il disturbo. “Questi risultati – afferma il professor Enzo Grossi, direttore scientifico di Villa Santa Maria – stanno riscuotendo un notevole interesse nella comunità scientifica e ci spingono a intensificare la ricerca nella speranza di dare una risposta concreta a questa esigenza riabilitativa”.


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