09 luglio 2024

Salute e bellezza: in che modo musica, pittura e architettura possono aumentare l’aspettativa di vita e ridurre il rischio di malattie

L'esposizione alle diverse forme di bellezza che caratterizzano le arte visive, la musica, il verde e l'architettura contribuisce a migliorare la salute mentale e produce effetti positivi su diverse aree del cervello. Questo favorisce un generale miglioramento della salute fisica, al punto da prolungare l'aspettativa di vita e da ridurre il rischio di malattie degenerative come l’Alzheimer e quello di insorgenza di patologie tumorali.
 
A rivelarlo, spiegando anche i meccanismi che sono alla base di questi straordinari effetti benefici, è l’articolo intitolato Beauty and health: an intriguing liaison?, firmato dal professor Enzo Grossi, Direttore scientifico di Villa Santa Maria, e pubblicato dall’autorevole rivista internazionale. Clinical and Experimental Rheumatology.
 
“Nonostante in quest’epoca storica la bellezza sia spesso considerata un aspetto secondario, quando non addirittura futile, nell’antichità è spesso stata argomento fondamentale, tanto da attirare un fortissimo interesse da parte di filosofi e scrittori”, spiega l’articolo. Se Platone è stato il primo ad attribuire alla bellezza un'esistenza autonoma, staccata da altri valori, come la giustizia e la bontà, tanto da scrivere nel Fedro che "se mai un momento merita di essere vissuto, questo è quello che vivi quando contempli la bellezza stessa”, per Sant'Agostino la bellezza era addirittura testimonianza dell'esistenza di Dio.
 
A rilevare la chiave alla base della comprensione biologica di questo tipo di emozione è però stato Johann Wolfgang von Goethe, il quale scrisse che "la bellezza è negli occhi di chi guarda”. Un’affermazione sulla natura soggettiva del sentimento della bellezza che, in qualche modo, ci aiuta a capire perché questo tema sia diventato nel tempo argomento di approfondimento anche per la scienza.
 
Se il primo passaggio, alla fine degli anni Settanta, è stato lo sviluppo da parte di George Engel, psichiatra di New York, del modello biopsicosociale, che introduceva per la prima volta il concetto che la salute e la malattia fossero conseguenze dell'interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali, alla fine del secolo diversi scienziati, principalmente neurofisiologi, hanno iniziato a porsi domande sulla bellezza.
 
A rilevare come la vista di un'opera figurativa che conteneva elementi di grande bellezza attivasse una particolare area del cervello, che fu denominato il centro della bellezza, fu il neuroscienziato Samir Zeki, un vero pioniere della materia. Fu sempre lui a rilevare che un'opera che conteneva elementi di bruttezza ne attivasse altre.
 
Partendo da queste prime evidenze, nel corso degli ultimi vent’anni sono stati svolti con i più moderni strumenti diagnostici numerosi studi. Questo ha consentito di confermare non solo gli effetti positivi dell’esposizione alla bellezza, in tutte le sue declinazioni, ma anche che esistono molteplici tipi di comunicazione tra il cervello e il sistema immunitario.
 
Un legame che, anche in virtù dell’attrazione naturale che il nostro cervello ha per la bellezza e dei meccanismi di ricompensa associati all'esperienza estetica, può consentire di promuovere la salute mentale e quella fisica a costi molto bassi e senza effetti collaterali. Un tipo di esperienza che finora è stato studiato soprattutto in riferimento all'ascolto della musica, ma che riguarda anche le arti visive, la letteratura, l'ambiente naturale e l’architettura.
 
Chi volesse approfondire trova l’articolo integrale qui.


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